San Biagio Platani, il Patrono della Chiesa Universale tra San Biagio e l’America
Torna la suggestiva tradizione popolare delle Tavole di San Giuseppe
Con l’arrivo dei sambiagesi residenti in America è ufficialmente iniziato il cerimoniere legato al culto per il Padre putativo di Cristo. Quest’anno e anche il prossimo, la festa di San Giuseppe sarà a stelle e strisce. Una cinquantina di compaesani da Chicago son appositamente venuti per i festeggiamenti solenni. Il Comitato, di questo e del prossimo anno, è arrivato dall’altro mondo domenica intorno alle 22. L’organizzazione, anche grazie all’aiuto dei residenti sambiagesi, ha stilato un programma che si dipanerà in cinque giorni.
A partire dalla giornata di oggi si darà spazio sia alla parte religiosa, permeata di celebrazioni eucaristiche, processioni, fioccolate, tradizioni culinarie (banchetto dei Santi), che a quella del diletto con vari spettacoli musicali, giochi pirotecnici, splendide luci atte ad adornare il corso principale ed alcune vie di sammrasi.
In basso una breve descrizione dell’iter festivo legato indissolubilmente agli aspetti simbolici antropologici.
La storia. La tradizione popolare delle “Tavole di San Giuseppe” è una cerimonia antichissima che alcuni fanno risalire all’epoca medioevale quando i nobili locali offrivano dei banchetti ricchi di pietanze ai più bisognosi. Col tempo si è evoluta divenendo quella che è oggi, ossia un atto di devozione nei confronti di San Giuseppe.
In cosa consiste il cerimoniale. Il 19 marzo, intorno alle nove, si avvia la cerimonia con la vestizione dei “Santi”, per poi svolgere la colazione degli stessi. Non può mancare la tradizionale “pigliata di li Cannistri” (Canestri in legno adornati con fiori, pasta di sale e suppellettili varie; I Canestri vengono riempiti anche di cibarie e dolciumi oltre che di una somma in denaro donata dai fedeli visibile in dei drappi in cima). I Canestri vengono prelevati dai “Santi” dalle famiglie di riferimento (Canestro Madonna: Fam. Sabella, Canestro San Giuseppe Fam. Abate, Canestro del Bambin Gesù dalla Fam. Marraccini. Dopo aver preso le strutture in legno e portate in processione fino alla “Strada Piazza” per poi esser collocati in una struttura in ferro appositamente allestita. Dopo il pranzo, banchetto addobbato e consumato in una tavolata allestita nel balcone della famiglia Adamo, la folla accompagna con una lunga processione per le vie del paese il “Patriarca e la sua famiglia” in ogni casa di riferimento.
I “Santi” a casa. In casa di ogni devoto del Santo si preparano tavole ricche di pietanze, alcune delle quali legate esclusivamente a questa ricorrenza. Il devoto alcuni giorni prima della celebrazione individua le persone che dovranno poi ricoprire il ruolo di un santo. Le tavole, a seconda del voto espresso, possono essere composte da un minimo di tre fino ad un indefinito di santi; non possono però essere in numero pari. Le tre figure “sacre” minime, presenti quindi in ogni tavola, sono la Vergine Maria (ruolo quasi sempre ricoperto da una giovane), Gesù bambino (solitamente un bambino o un giovane) e San Giuseppe (spesso una persona anziana). A questi si aggiungono, per la tavola da cinque elementi, Sant’Anna, e San Gioacchino; a quella da sette Sant’Elisabetta e San Giovanni; a quella da nove San Zaccaria e Santa Maria Maddalena; da undici Santa Caterina e San Tommaso; infine, a quella da tredici, San Pietro e Sant’Agnese.
La tavola. Nei giorni che precedono la celebrazione, nelle case domina la frenesia dei preparativi. La tavola deve essere curata nei minimi dettagli ed imbandita con i prodotti della terra e i piatti tipici della tradizione contadina. Tra le varie pietanze un ruolo importante è ricoperto da un grosso pane di forma circolare e vuoto al centro. Sulla crosta riporta dei simboli che identificano il “santo” a cui è destinato il pane; le tre sfere simboleggiano Gesù bambino, il rosario la vergine Maria, il bastone San Giuseppe.