Festa Patronale di San Biagio

San Biagio

San Biagio Platani tra tradizione e credenza

Luci, cuddureddi…da giorni a San Biagio, è iniziata la novena in preparazione della festa del santo patrono S. Biagio, che si svolge, nella chiesa parrocchiale settecentesca. Un appuntamento religioso, culturale e storico questo, che ogni anno si rinnova il 3 febbraio e che vedrà tutta la popolazione cattolica presente ai riti in onore del santo vescovo di Sebaste (Turchia orientale) martirizzato nel 315 o 316 d.C. durante l’impero di Licinio. Una tradizione religiosa che ha profonde radici nella popolazione Sambiagese, molto devota al santo protettore dei mali della gola. In onore del patrono sono in tanti a portare il nome di Biagio,  che lega la gente del posto a questa figura del santo, che per non abiurare la fede cristiana, subì uno straziante martirio con pettini di ferro usati per cardare la lana. Si narra, che mentre lo portavano al patibolo gli fu portato un bambino agonizzante a causa di una spina di pesce conficcata nella gola: san Biagio, come ultimo atto della sua vita terrena, toccando con le mani il giovane sulla gola, lo salvò da morte certa. Per questo miracolo, San Biagio, salì agli onori degli altari, invocato e venerato in tutta Europa, come il protettore dei mali della gola. Ogni anno, ad iniziare dal primo pomeriggio del 3 febbraio, fino alla sera, la popolazione cattolica sambiagese, adulti e bambini, in ordine di due file composte, partecipa, al rito dell’unzione. Una volta davanti al sacerdote all’interno della chiesa ogni persona verrà aspersa con una candela e dell’olio benedetto, ed unta nella gola, il tutto tra preghiere e canti rivolti al Santo Patrono. Tradizione vuole, che anche “li cuddureddi”, a forma di gola “cannaruzzeddi” (vedi foto in basso), una volta portati sul tavolo della sacrestia e benedetti dal sacerdote, verrà portata successivamente dai sambiagesi, non solo ai parenti ed amici ma anche ai malati ed infermi che non hanno potuto partecipare al rito dell’unzione, un aspetto questo, molto significativo ed umano. C’è un’analogia tra il santo ed il nostro paese situato in riva al lago: si narra, infatti, che san Biagio vescovo e martire, una volta uscito indenne dal martirio dei pettini di ferro, fu gettato in fondo ad un lago, ma due angeli, lo riportarono sano e salvo alla riva. Successivamente il santo vescovo fu martirizzato e decapitato insieme ad altri 5 giovinetti convertiti dal santo, mentre si trovavano in prigione con lui.

foto cuddureddi 2014

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